FAQ Domande & Risposte

La parola washi è composta da wa (和), "giapponese", e da shi (紙), "carta". Si riferisce quindi alla carta giapponese realizzata a mano secondo il metodo tradizionale, derivato dall'antica arte cinese. La carta washi vanta oltre 1000 anni di storia e viene prodotta utilizzando esclusivamente materiali e metodologie specifiche delle varie località di produzione. Per questo motivo, cambiando, come detto, leggermente i modi di produzione da una località all'altra variano di conseguenza anche le caratteristiche rispetto al modello di carta originale.
Tradizionalmente essa viene prodotta utilizzando fibre vegetali di piante locali come Broussonetia papyrifera (KOZO), Edgeworthia chrysantha (MITSUMATA) e Diplomorpha sikokiana (GAMPI). Secondo la cultura giapponese, la prima pianta rappresenta l’elemento maschile con fibre robuste, la seconda quello femminile delicato e morbido e la terza quello nobile, ricco e longevo. Si possono utilizzare anche fibre di bambo, canapa, riso e frumento che conferiscono caratteristiche differenti alla carta.

L'origine della carta washi arriva dalla Cina, si trattava di un prodotto molto lussuoso, ma poco robusto e duraturo. Dopo svariati tentativi e miglioramenti delle sue caratteristiche venne definito un modo originale di produrre la carta washi nel Giappone. Durante l'epoca Heian (794-1185 d.C.) veniva utilizzata nell'ambito della corte imperiale, L'epoca Muromachi (1336-1573 d.C.) ne vide l'utilizzo anche nell'architettura e durante l'epoca Edo (1603-1868 d.C.) il suo utilizzo fu sdoganato a vari ceti sociali.

Caratteristiche particolari sono durata, robustezza, morbidezza e modalità di produzione, che conferisce svariate tipologie di trame, spessori e lucentezza. Dal novembre 2014 è inserito tra i Patrimoni orali e immateriali dell'umanità dell'UNESCO.

Le caratteristiche principali della carta washi derivano dal particolare processo di produzione. Mediante l'uso di un telaio a setaccio, facendo scorrere acqua al suo interno è possibile stratificare più volte le fibre, in modo da aumentarne la resistenza. Il processo di lavorazione è dunque legato a un rituale antico, che si tramanda da innumeravoli anni.

Secondo la tradizione giapponese i materiali principali sono "acqua", "ingrediente primo" e "mucillagine". L'acqua, deve essere pura e fredda, generalmente di sorgente o di fiume. L'ingrediente primo utilizza piante di arbusti decidui, specialmente KOZO, MITSUMATA o GAMPI, tutte piante che presentano fibre molto lunghe, forti e lucide. Secondo la cultura giapponese, la prima rappresenta l’elemento maschile con fibre robuste, la seconda quello femminile delicato e morbido e la terza quello nobile, ricco e longevo. Per ultimo mucillagine consente la diffusione uniforme delle fibre nell'acqua, evitando così che alcune si depositino sul fondo della vasca della setacciatura. La pianta che viene utilizzata a questo scopo si chiama TORORO AOI.

Un metodo tradizionale per setacciare la carta Washi consiste nel versare acqua miscelata con le fibre su un apposito telaio e via via accumularle uniformemente fino a ottenere uno spessore ideale. Questa tecnica richiede svariati anni di esperienza e viene tramandata da secoli. Oggi, con la diminuzione di artigiani e coltivatori, è possibile produrre la carta con metodo tradizionale anche utilizzando le macchine, in questo modo non ci sono più limiti di dimensione e quantità pur senza rinunciare alla qualità e alle caratteristiche tipiche della carta washi.

La differenza principale consiste nei materiali: la carta washi utilizza fibre estratte dalla pianta, in alcuni casi senza nessun uso di addittivi chimici durante il processo di fabbricazione. La carta occidentale invece utilizza la cellulosa miscelandola con vari materiali fibrosi (emicellulosa e lignina), con inoltre l'aggiunta di collanti, cariche minerali, coloranti e altri addittivi. L'altra differenza è la robustezza, perché le fibre che vengono utilizzate per la carta washi sono molto più lunghe rispetto a quelle della cellulosa e questo comporta una trama più fitta e quindi più robusta.

Si tratta di una carta ecologica, perché per la sua produzione non serve abbattere alberi e deforestare boschi; vengono infatti utilizzate tipologie di piante che crescono periodicamente (arbusti decidui) seguendo quindi il naturale ciclo stagionale. Escluso l'utilizzo di additivi chimici, collanti, coloranti. Dunque gli additivi sono assenti o comunque molto rari.

Sono stati ritrovati documenti risalenti a oltre 1000 anni fa, con uno stato di conservazione notevole in rapporto all'età. Questo dimostra che la carta washi può durare oltre 1000 anni, di certo una durata assai superiore alla carta occidentale, ed è paragonabile ai papiri egizi, greci e romani.
Le uniche accortezze per massimizzare la sua durata sono la conservazione in un luogo asciutto e lontano da fonti dirette di luce.